In ricordo di Marco Facondini

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E' scomparso Marco Facondini, tecnico audio che ha collaborato a lungo con i teatri riminesi.

Marco era uno di noi, di tutti noi, di una intera comunità che ha consegnato alla musica molta parte di sé, chi per farla, chi per organizzarla, chi per studiarla, ognuno prezioso per suo conto. Era uno di tutti noi perchè era dentro a ogni cunicolo della macchina musicale, quando ti aspettavi un calcolo sofisticato sulla coda insufficiente del suono, lo potevi ritrovare a preoccuparsi con la stessa attenzione di piccole logistiche che non lo riguardavano, ma lo impegnavano in modo disinteressato, fino a comprendere senza insofferenze snobistiche anche i lati surreali della burocrazia, di gare e di contratti, tornando poi a descrivere con competenza un’esecuzione musicale o la parabola di eventi o festival che incrociava per via del suo lavoro nomade molto ricercato, condividendo frammenti di competenza con gli accordatori, suoi amici fraterni.

Non ti chiedevi perché fosse lì, se lo incontravi in teatro o all’auditorium, sapevi che c’era sempre qualcosa di plausibile che poteva riguardarlo, stava lì per migliorare qualcosa che solo lui poteva fare a modo suo, amava la musica, per questo fraternizzava con tutti quei mestieri, fuori e dentro il palcoscenico, che la rendevano possibile e fruibile nelle condizioni più consone. Intellettuale e insieme operatore, ingegnere del suono e musicista, capace di calcolo e di poesia, lo ritrovavi a parlare con tutti, e tutti con la stessa dolcezza, sapeva che ognuno era parte imprescindibile di quel benedetto rito che alla fine faceva sprigionare la grandezza sublime della musica, l’espressione dell’anima che era gran parte della sua vita. Lo vedevi negli applausi, e in quel sorriso incontenibile alla fine di un concerto.

Ci eravamo cercati anni fa per provare a estrarre dal Novelli la voce calda del suo mentore Ermete, là dove era ormai tutto eco, stoffa e moquette, chiunque l’avrebbe abbattuta e poi ricostruita quella sala, fatta a isole sonore che rispondevano a loro piacimento. Marco ci si mise con la pazienza e l’amore che si deve a un teatro che li ha visti passare tutti i grandi attori, memore della sapienza con cui essi sapevano estrarre dai loro diaframmi e dalle corde vocali i colori, i timbri e le emissioni giuste per non umiliare quello che negli anni era diventato un cinemone sordo, ma che era pur sempre stato il tempio celebrato dal grande Ermete Novelli. Con un misto di artigianità e di umana tecnologia, il Novelli oggi restituisce almeno un po’ il corpo pieno di antiche e moderne declamazioni.

Ci siamo recentemente ritrovati nella ricostruzione del Teatro Galli, nell’opera che rappresenta qualcosa di grandioso per l’Italia intera e forse anche oltre, ma per noi c’era una riscossa che viene da lontano, sta tutta in quel pellegrinaggio che dal Tempio Malatestiano ci accompagna nella corte di Castel Sismondo a cielo aperto e poi sotto i capannoni della Fiera, dentro un auditorium di un Palacongressi, tutti luoghi da reinventare per ospitare degnamente la grande musica, senza poter sbagliare, alla prova dei più grandi musicisti del mondo.

Marco c’è stato sempre, sin dall’inizio, insegnandoci a interpretare l’acustica come una scienza che va accompagnata, anche empiricamente se necessario, non una scienza esatta fatta solo di apparecchiature e coefficienti di risposta, ma una combinazione sapiente di computer e percezione umana, così come questa si è evoluta nei secoli. Prima del cantiere del Teatro Galli ci eravamo salutati, in quello del Petruzzelli, due capolavori di rango nel mondo della musica di tradizione, e anche in quella prestigiosa ricostruzione lui c’era, e nemmeno allora, neanche per un attimo, mi sono domandato perché Marco fosse lì.


Giampiero Piscaglia
Assessore alla Cultura del Comune di Rimini

 

47900RiminiRN
Italia

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